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Inaugurata la mostra ''Trittico d’arte''

Un tributo all’arte in tutte le sue espressioni. Dalla pittura alla fotografia, passando per la poesia. “Trittico d’arte” è l’ultimo progetto del Centro Studi sul dialetto. La mostra, visitabile sino al prossimo 23 maggio, è stata inaugurata domenica 17 maggio scorso presso Palazzo Ex Pretura. “Questa è una data importante per me e Mario Gabriele” esordisce in apertura Giovanni Laera “il 17 maggio scorso presentammo il primo dizionario etimologico del dialetto di Noci. Da qui è partita l’attività del Centro Studi.”

Un lavoro portato avanti con caparbietà ed interesse da un gruppo formato per la maggiore da giovani. “Se dovessi tracciare un trittico, questa volta non d’arte, di valori che hanno guidato i nostri progetti, vi parlerei di identità, comunità (da munus, dono che obbliga allo scambio), infine appartenenza (obbligo di appartenere ad un territorio)” ha continuato Laera. La parte artistica è stata curata dal pittore Antonio De Grazia, autore delle 20 tele in mostra. Tra le tante, ha suscitato la curiosità del pubblico quella raffigurante la processione di San Rocco. In primo piano l’opera tratteggia, con un’accuratezza sorprendente, alcune autorità istituzionali locali. Altrettanto emblematiche le fotografie di Francesco Sgobba Palazzi e Luca Curci. “Nelle foto di Francesco, interessante è l’attenzione al dettaglio” commenta Laera “Luca Curci è invece, autore di un reportage fotografico interamente dedicato alle pietre di Noci.”

E’ proprio ispirandosi alle suggestioni di queste “visioni d’artista”, fotografie e dipinti, che Mario Gabriele, Pietro Gigante, Francesco Galassi e lo stesso Giovanni Laera hanno realizzato la componente poetica dialettale della mostra. “Ci siam lasciati ispirare da queste opere, partendo da un singolo elemento al loro interno” spiega Laera “Mario ha scritto delle raffinate liriche civili, Pietro Gigante poesie di impianto narrativo, Francesco Galassi, autore di una poesia ricca di immagini poetiche ed umanità, infine, per quel che riguarda le mie poesie ho trovato un linguaggio che mi tenesse lontano dal letterario, permettendomi di lasciare affiorare anche l’inconscio.” Nell’occasione gli autori stessi hanno recitato alcune delle poesie in mostra, su introduzione della giovane Chiara Fasano.

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